Fondamenti di Tecnica Manuale II

Dopo aver visto come localizzare i PT in maniera metodica, esamineremo ora le tecniche principali di massaggio terapeutico.

Essenzialmente si usano due tecniche, la compressione ischemica e il massaggio profondo focalizzato.

Nella compressione ischemica, si applica una pressione gradualmente crescente finche' il PT cede, e si mantiene una pressione costante finche' il PT oppone resistenza. Dopo un certo tempo, il PT cede di nuovo, e allora si ripete il ciclo. In altre parole, si esercita una pressione iniziale sul PT che inizialmente cedera' alla pressione. Raggiunta una certa profondita', si avvertira' una opposizione da parte del PT. Allora occorrera' mantenere la pressione raggiunta ma senza aumentarla e semplicemente attendere. Dopo un certo periodo di tempo dell'ordine del minuto, si avvertira' al tatto che il PT inizia a cedere di nuovo. Allora si iniziera' ad incrementare la tensione nuovamente, per raggiungere un piu' profondo livello di penetrazione, finche' il PT si opporra' ancora. Si procede quindi per successivi cicli di penetrazione badando bene a fermarsi quando si avverte opposizione. Se non ci si ferma, non solo si infliggera' dolore superfluo, ma si danneggeranno i tessuti, si aumentera' il livello di tensione e stress della persona e in alcuni casi si aggravera' la condizione invece di migliorarla. In ogni caso, la compressione ischemica procede per pressione diretta perpendicolare alla superficie trattata,

Nel caso del massaggio profondo in senso stretto invece, si opera una azione di stiramento del PT in maniera ritmica applicando pressione attraverso il PT in una direzione prestabilita con l'idea di stirare e allungare i sarcomeri contratti. E' preferibile muoversi lungo le fibre muscolari ma in alcuni casi si puo' scegliere di muoversi ortogonalmente alle fibre, p.es. in casi di strappo muscolare adiacente dove non si vuole stirare la fibra muscolare longitudinalmente per non aggravare lo strappo stesso. In sostanza si individua il PT e quindi si applica pressione ad un lato del PT, poi mantenendo la pressione si fa scorrere lo strumento (pollice, dita, gomito ecc.) da un lato all'altro del PT con l'idea di stirarlo. Raggiunto il lato opposto del PT, si rimuove la pressione e ci si riposiziona nella posizione di partenza. Si ripete quindi l'azione in modo ciclico per non piu' di un minuto per ciascun PT.

Una considerazione generale da fare e' quella di mantenere una soglia di dolore che non sia estrema ma neanche troppo bassa, nel senso che mentre non e' necessario e puo' addirittura essere controproducente causare molto dolore durante la terapia dei PT, al tempo stesso un certo grado di dolore e' naturale in quanto si tratta di dolore intrinseco al PT stesso e va visto come dolore che abbandona il PT, non come dolore inflitto. Il criterio da adottare e' quello di mantenere una soglia di dolore dell'80-85% per raggiungere risultati terapeutici.

Un'altra considerazione e' quella dei relativi meriti delle due tecniche sopra esposte. Va subito detto che la tecnica della compressione ischemica e' piuttosto pesante per le dita del terapista, in particolare per i pollici. Inoltre richiede probabilmente piu' forza in quanto si agisce ortogonalmente alle fibre con una azione di spremitura perpendicolare, quindi nel complesso si ha un grande dispendio di energie da parte del terapista che a lungo andare puo' incorrere in permanenti danni articolari alle dita. La tecnica del massaggio profondo e' forse invece piu' efficiente in quanto opera in maniera ritmica e ad un angolo acuto e causa meno dispendio di energie e meno danni articolari. In pratica, sara' bene familiarizzarsi con ambedue le tecniche e considerarle nei termini di due strumenti da avere nel proprio repertorio, dando preferenza alla tecnica del massaggio ma non disdegnando di ricorrere alla tecnica della compressione in taluni casi determinati da considerazioni anatomiche di vario tipo.

Per finire passero' in rassegna la "cassetta degli attrezzi" della terapia manuale dei PT. La considerazione principale qui e' di fare in modo da poter esercitare la massima pressione col minimo sforzo e rischio articolare, mentre allo stesso tempo mantenere il massimo grado di sensibilita' e accuratezza.

Pollice Rafforzato

Il pollice e' lo strumento sovrano, ma e' anche quello che va risparmiato e protetto in massimo grado. Le articolazioni delle falangi del pollice vanno incontro a degenerazioni serie se non si usano precauzioni.

La prima precauzione e' quella di non usare il pollice a meno che non sia strettamente necessario.

La seconda precauzione e' quella di non operare mai lateralmente ma solo frontalmente cioe' mai applicare pressione lungo l'asse dell'articolazione ma solo ortogonalmente all'asse dell'articolazione delle falangi.

La terza precauzione e' quella di rafforzare il pollice con l'aiuto delle altre dita come illustrato nell'immagine.

Si puo' infine adottare la tecnica di unire dorso a dorso i due pollici rafforzati di ambedue le mani in casi in cui occorra applicare massima pressione.

Falangi

Piegando l'indice si puo' usare la superficie articolare distale della prima falange. Questa tecnica permette di applicare grande pressione concentrata ma richiede pratica per divenire accurata e sensibile. E' comunque tecnica ottima in quanto offre grande protezione contro danni articolari.

Analogamente si possono utilizzare le prime falangi dell'indice e medio in particolare per operare lungo la muscolatura parallela alla colonna vertebrale. Anche in questo caso occorre praticare molto prima di sentirsi a proprio agio con questa tecnica.

Indice rafforzato

Per operazioni di dettaglio per esempio PT nella muscolatura del collo o nei masseteri, si puo' adottare questa tecnica che permette di essere molto precisi anche se non di applicare enorme pressione. Si noti come di nuovo si applica il concetto di rafforzare l'articolazione per evitare danni alle proprie mani.

Mano rafforzata

A volte occorre applicare pressione su una superficie piu' ampia nel caso di muscoli piatti quali i pettorali o il bicipite femorale e allora si puo' utilizzare la tecnica della mano a spada badando bene di rafforzarla con le dita dell'altra mano. Nell'immagine la mano di supporto e' posizionata troppo in alto per motivi di visibilita' ma nella pratica la mano di supporto deve essere piu' vicina ai polpastrelli della mano operante per raggiungere massima protezione.

Nocche rafforzate

Vi sono casi in cui occorre tirare fuori l'artiglieria pesante, come p.es. quando si stiano trattando PT nei romboidi di un culturista di 130 kg. Allora ci si ricordi della tecnica delle nocche rafforzate. Si poggiano le prime due nocche della mano a pugno sul PT tenendo il palmo della mano verso l'alto con le dita chiuse. Si afferri poi la mano operante con l'altra mano che applichera' pressione e fara' da guida. In casi estremi si puo' addirittura applicare ulteriore pressione appoggiandosi col proprio petto sul dorso della mano di supporto...da usare solo se si sa cosa si sta facendo!!!

Gomito

Anche il gomito puo' rientrare nelle artiglierie pesanti, tuttavia dopo molta pratica una volta sviluppata la sensibilita' adeguata il gomito puo' essere alquanto accurato. Il criterio principale nel'uso del gomito e' in realta' la superficie del muscolo trattato. Evidentemente non si usera' il gomito su muscoli piccoli e sottili, mentre in altri casi quali il Gluteo Massimo, adottare il gomito e' quasi d'obbligo. L'avvertenza da tenere a mente e' che occorre praticare molto prima di poter usare il gomito con sicurezza. In particolare fare molta attenzione a non scivolare perche' si rischia di colpire ossa o parti delicate del paziente. E' necessario all'inizio usare l'altra mano come guida per evitare incidenti.

Mano a tenaglia

La mano a tenaglia e' una tecnica specializzata che va usata nel caso di PT in muscoli sottili e flessibili. E' indispensabile usare la mano a tenaglia nel caso di PT dello Sternocleidomastoideo e del Trapezio. La tecnica puo' anche essere usata sul Bicipite e il Gastrocnemio del polpaccio di persone minute. Per applicare la tecnica correttamente occorre rotolare le fibre muscolari fra le dita e applicare pressione a tenaglia quando si individua il fascio teso e il PT relativo.

Esercizi

Per chi intenda praticare la terapia dei PT in modo serio e professionale, e' essenziale rafforzare le dita. Un esercizio ottimo e' quello delle flessioni sulle 5 dita. Un altro esercizio specifico e' quello delle flessioni sulle prime due falangi dell'indice e del medio, che permetera' di usare la tecnica delle falangi presentata sopra. Infine si puo' spremere una palla da tennis per rafforzare una ad una le dita delle mani.

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